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    «lineamediterranea» Rassegna internazionale di Arti, Musica e Cinema  «lineamediterranea» Rassegna internazionale di Arti, Musica e Cinema
    Pubblicato da: m.ramirez



    lineamediterranea
    Rassegna internazionale di Arti, Musica e Cinema

    Dal 23 al 26 agosto 2015
    Castello di Carlo V - Monopoli


    lineamediterranea, Rassegna internazionale di Arti, Musica e Cinema” giunge alla sua terza edizione nel 94°anniversario della nascita dell’On. Prof. Enrico Alba fondatore dell'Associazione. Gli eventi fin qui prodotti dalla rassegna sono stati una preziosa occasione di informazione, ma soprattutto di scambio tra esperienze e idee differenti, un momento di condivisione e di messa in relazione di espressioni e forme culturali diverse, identità e memorie di popoli attraverso le loro forme di rappresentazione e di appartenenza.

    La convinzione dell'Associazione è che la musica, il cinema, la letteratura e ogni forma di arte possibile siano in grado di creare un ponte tra le esperienze e i saperi del passato e le nuove forme di contaminazione del presente, per immaginare un futuro in cui la molteplicità sia un valore in cui poter far vivere le differenze e le diversità in una dimensione continua di dialogo.

    Il progetto di "lineamediterranea 2015" prevede la produzione di una serie di eventi incentrati sul tema degli esodi e delle migrazioni, tema oggi di grandissima attualità nel nostro Mediterraneo. Siamo convinti che in questo momento sia necessario più che mai aprire un dibattito serio, coerente, politicamente oggettivo e corretto, produrre azioni che accrescano l'informazione e la consapevolezza dei problemi mettendo da parte i pregiudizi e le prese di posizione ideologiche.
    A cinquant’anni dalla posa della prima pietra del muro di Berlino nel 1961, ancora oggi il mondo sembra inesorabilmente attraversato da muri, muri visibili e muri invisibili. Muri che dividono, che esasperano le differenze, che alimentano odi etnici e religiosi; muri che innalzano barriere tra le razze e i colori della pelle; muri che creano conflitti in ogni parte del mondo. Ma è importante che cresca la consapevolezza che, forse, i muri più difficili da abbattere sono quelli dentro di noi.

    Organizzato da lineamediterranea
    Associazione Ark Associazione fondata da Enrico Alba
    Alessio Alba Presidente
    vilambita@yahoo.it


    Domenica 23 agosto ore 21

    Proiezione del film documentario «Muri»


    Le ombre del nostro tempo. Minacce e paure dell’epoca in cui viviamo: Muri. Gli infiniti muri, grandi e piccoli, visibili e invisibili che persistono nel mondo. Muri fatti di sabbia, mattoni e filo spinato e di fantasmi della mente.
    Muri antichi che persistono e nuovi muri che vengono eretti. Ma anche grandi e piccoli muri che cadono. Muri che crollano all’improvviso o che continuano silenziosamente a sgretolarsi. Una dialettica incessante che configura la nostra epoca come luogo, per eccellenza, dei conflitti e dei loro infiniti possibili percorsi di conciliazione.
    A cinquant’anni dalla posa della prima pietra del muro di Berlino nel 1961, ancora oggi il mondo sembra inesorabilmente attraversato da muri, muri visibili e muri invisibili. Muri che dividono, che esasperano le differenze, che alimentano odi etnici e religiosi; muri che innalzano barriere tra le razze e i colori della pelle; muri che creano conflitti in ogni parte del mondo.
    Ma in questa eterna, dolorosa e fiduciosa storia di dialogo e conflitto è importante che cresca la consapevolezza che, forse, i muri più difficili da abbattere sono quelli dentro di noi.
    Il film MURI racconta due luoghi lontani del mondo in cui in forma diversa permangono due esempi di separazione.
    La prima storia si svolge a Nogales, tra lo stato dell’Arizona e lo stato messicano di Sonora, lungo la linea di frontiera che divide gli Stati Uniti dal Messico.
    La seconda storia si svolge nell’altra parte del mondo a Mitrovica, in Kosovo, dove un ponte divide la piccola cittadina in due, l’enclave serba a nord e quella abitata dalla maggioranza kosovara a sud.
    Nel corso di una giornata, lungo il ponte che divide le due etnie, si intrecciano le storie di serbi e kosovari

    Selezione Ufficiale 5° Festival International Cinemigrante - 2014
    Selezione Ufficiale 10° Aljazeera International Documentary Film Festival - 2014
    Selezione Ufficiale Abu Dhabi Film Festival - ADFF 2013, sezione "Documentary Feature Competition"
    Premio Ilaria Alpi 2013 XIX edizione: "Premio per la miglior fotografia - Menzione Miran Hrovatin"
    Selezione Ufficiale Arizona International Film Festival - AIFF 2013, sezione "Best Documentary"

    Soggetto, sceneggiatura, regia: Francesco Conversano, Nene Grignaffini, in collaborazione con Graziano Conversano
    Produzione: Movie Movie, in collaborazione con Rai Cinema,con il sostegno del Ministero dei beni culturali, direzione generale cinema, con il contributo di Unipol Gruppo
    Formato: HDCAM - Durata: 85' - Anno: 2012




    Lunedi 24 agosto ore 21
    Proiezione del film documentario «Lovebirds» Rebel Lovers in India

    Una coppia di giovani sposi trova rifugio in una stanzetta nel cuore fumoso di New Delhi. Fuggono dalle loro famiglie, dalle loro case e dai retaggi di una norma sociale che condanna il loro amore.
    Ad aiutarli è Mr. Sachdev, ex-giornalista e leader dei Love Commandos. Questo gruppo di attivisti indiani è nato per aiutare le coppie perseguitate da una delle più antiche tradizioni del Paese: il divieto di unirsi in matrimonio per chi appartiene a caste, religioni o ceti sociali diversi. Nonostante l’abolizione legale delle caste, sono frequenti i casi di innamorati che rischiano la vita a causa della condanna sociale delle unioni miste. Mr. Sachdev si prende cura di loro: organizza matrimoni segreti, offre nascondigli sicuri e supporto legale. Il rifugio dei Love Commandos diventa così crocevia di storie, sentimenti, paure e sfide che ogni giorno si rinnovano. Le storie dei vari protagonisti si intrecciano così su differenti livelli e sono legate tra loro dalla voce e dalle azioni di Mr. Sachdev – che sogna una società senza caste e matrimoni basati solo su vero amore. Da qui parte la ribellione di chi è disposto a morire per amore e parla con le voci di chi sta pagando il prezzo di una scelta tanto forte quanto difficile. Le voci di quelli che in India vengono chiamati “Lovebirds”: gli inseparabili.

    Note di regia
    L’india sta diventando una potenza globale e le storie dei Lovebirds conducono intimamente nei retroscena del suo sviluppo. Dopo pochi giorni passati a New Delhi con i Love Commandos, il quadro del progetto era già chiaro: si trattava di raccontare un incontro/scontro tra visioni molto diverse che convivono nell’animo dei protagonisti così come nella più ampia realtà sociale. Ad emergere era la profonda consapevolezza del sentimento e della scelta che aveva reso questi innamorati fuggiaschi, prigionieri in una stanza, ripudiati dai parenti e da buona parte della società. Le giovani coppie fuggivano da una violenza incomprensibile fatta di rapimenti, torture, esecuzioni. Spesso dietro questi “honour killings”– omicidi d’onore – ci sono vere e proprie sentenze di morte pronunciate dal Khap Panchayst, una sorta di consiglio ultra-conservatore che, al di là di ogni legge, ancora governa i villaggi e influenza le politiche del Paese. Il punto di partenza per rendere intelligibili vicende così complesse è stato seguire Mr. Sachdev nel suo impegno chiedendo, a lui e ai Lovebirds, perché avessero scelto di sfidare un potere così forte e oscuro. La loro risposta è stata semplice e capace di superare ogni barriera culturale: lo avevano fatto per amore.

    Regia Gianpaolo Bigoli - Sceneggiatura Mariachiara Illica Magrini - Fotografia Marco Gualazzini - Gianpaolo Bigoli - Montaggio Gianpaolo Bigoli - Colonna sonora originale Mauro Crivelli

    Produzione
    Mariachiara Illica Magrini; Gianpaolo Bigoli Wendy Film Paolo Spada; Simona Bertoglio Insana Srl in collaborazione con Rai Tre, Distribuzione Doc & Film International
    Anno 2012 - Durata 52 min
    Genere documentary – Human interest/social issue

    In competition: Amsterdam IDFA 2012, United Nations Association Monterey 14th Annual Film, Festival: Ischia Film Festival 2013, Menzione Speciale delle Giuria (Italy)
    Bangalore Shorts Film Festival 2014, Best Director Award
    Al Jazeera Interational Documentary Film Festival, Best Camera Award




    Martedi 25 agosto ore 21
    lineamediterranea
    musica

    Salentrio
    Salentrio è un trio di musica popolare salentina che, con la spontaneità e la goliardia tipiche delle feste da ballo, propone un ampio repertorio di stornelli salentini, canti polivocali alla stisa, valzer, mazurke e pizzica pizzica.
    Il trio è formato da artisti che hanno attinto a piene mani dalla maestria di voci storiche della tradizione salentina come Uccio Aloisi e Pino Zimba e ne ripropongono le sonorità arcaiche con arrangiamenti originali.
    Ma la tradizione, si sa, è un continuo divenire ed anche la musica di Salentrio si nutre di nuovi suoni e collegamenti a culture vicine e lontane.
    Ed ecco che dal meridione d'Italia ci si sposta negli altri paesi del bacino del Mediterraneo e da lì in Georgia, in Venezuela e Brasile per un concerto che diviene così vero viaggio musicale"
    > Massimiliano De Marco (chitarra, mandolino, bouzouki, voce)
    > Federico Laganà (tamburello e voce)
    > Luca Buccarella (organetto e voce)

    DuoOud
    L’ensemble “DuoOud” propone un viaggio nelle sonorità della musica mediorientale dove gli arabeschi dell’Oud (lo Strumento principe della musica araba) si intrecciano con le suggestive melodie del canto e le ritmiche orientali per creare un affascinante paesaggio sonoro da “Mille e una Notte”. Un Momento musicale che ci trasporta dentro l'incantevole mondo della musica araba.

    L’ensemble “DuoOud” è composto da:
    Nabil Bey (voce ed autore dei Radiodervish) e l’eccellente polistrumentista Adolfo La Volpe, affiancati dalle ritmiche del raffinato percussionista Pippo Ark D’Ambrosio.




    Mercoledi 26 agosto ore 21
    Proiezione del film documentario Io sto con la sposa

    Un poeta palestinese siriano e un giornalista italiano incontrano a Milano cinque palestinesi e siriani sbarcati a Lampedusa in fuga dalla guerra, e decidono di aiutarli a proseguire il loro viaggio clandestino verso la Svezia. Per evitare di essere arrestati come contrabbandieri però, decidono di mettere in scena un finto matrimonio coinvolgendo un’amica palestinese che si travestirà da sposa, e una decina di amici italiani e siriani che si travestiranno da invitati.
    Così mascherati, attraverseranno mezza Europa, in un viaggio di quattro giorni e tremila chilometri. Un viaggio carico di emozioni che oltre a raccontare le storie e i sogni dei cinque palestinesi e siriani in fuga e dei loro speciali contrabbandieri, mostra un’Europa sconosciuta. Un’Europa transnazionale, solidale e goliardica che riesce a farsi beffa delle leggi e dei controlli della Fortezza con una mascherata che ha dell’incredibile, ma che altro non è che il racconto in presa diretta di una storia realmente accaduta sulla strada da Milano a Stoccolma tra il 14 e il 18 novembre 2013.

    Un film documentario ma anche un’azione politica, una storia reale ma anche fantastica. “Io sto con la sposa” è tutte queste cose insieme. E questo suo carattere ibrido ha dettato fin dall’inizio delle scelte precise.
    A partire dal trattamento del film. Non abbiamo scritto dialoghi né personaggi, ma abbiamo organizzato il viaggio ragionando per scene. Abbiamo cioè immaginato delle situazioni all’interno delle quali far muovere liberamente i nostri personaggi, ormai abituati alla presenza delle telecamere.
    Tuttavia le riprese hanno sempre dovuto mediare con le esigenze dell’azione politica. Perché in Svezia ci dovevamo arrivare per davvero, non tanto per fare un film. E dovevamo arrivarci nel più breve tempo possibile. Questo ovviamente ha comportato ritmi di lavoro durissimi: dodici ore di macchina al giorno, le scene da filmare, i file da scaricare e quando andava bene tre ore di sonno a notte. Se la troupe non ci ha piantato il primo giorno, è stato per il clima che si è creato.
    La produzione di “Io sto con la sposa” è stata finanziata da una campagna di crowdfunding online sulla piattaforma Indiegogo.
    In 60 giorni (dal 19 maggio al 17 luglio 2014) sono stati raccolti 100mila euro, grazie al contributo di 2.617 persone da 38 paesi di tutto il mondo: in primis Italia e poi Argentina, Arabia Saudita, Australia, Austria, Belgio, Brasile, Canada, Colombia, Danimarca, Egitto, Filippine, Finlandia, Grecia, Germania, Francia, Hong Kong, Ungheria, Irlanda, Israele, Libano, Malta, Morocco, Messico, Olanda, Nuova Zelanda, Perù, Portogallo, Regno Unito, Russia, Senegal, Singapore, Spagna, Stati Uniti, Sud Africa, Svezia, Svizzera, Tailandia. Le donazioni sono servite a coprire le spese di produzione e post produzione del film.
    Si tratta senza dubbio del più grande crowdfunding mai realizzato in Italia e di uno dei migliori risultati a livello internazionale sul fronte del documentario.


    Grazie alla campagna di crowdfunding, #iostoconlasposa è diventato un trend sulla rete prima ancora di arrivare a Venezia: 13mila iscritti sulla pagina facebook, 30mila visualizzazioni del trailer e più di cento servizi sul film realizzati da giornali, radio, tv e siti internet in ben 10 lingue: inglese, arabo, italiano, francese, cinese, tedesco, spagnolo, turco, svedese e finlandese.
    Un film di Antonio Augugliaro Gabriele Del Grande Khaled Soliman Al Nassiry


    Festival del cinema di Venezia 2014: Premio FEDIC, il premio HRNs - Human Rights Nights Award per il Cinema dei Diritti Umani e il Premio di critica sociale Sorriso diverso Venezia 2014.




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