Circa tre chilometri a Sud di Monopoli, su un antico villaggio romano, lungo la via Traiana sorge sul mare l'Abbazia Benedettina di Santo Stefano, attualmente dimora estiva dei De Bellis di Castellana Grotte.
L'abbazia ha subìto nel tempo modificazioni, rifacimenti e restauri. Essa è costruita su di una penisoletta per cui è circondata da tre lati dal mare. La pianta è quasi rettangolare e presenta al centro un cortile intorno al quale sono distribuiti vari ambienti adibiti anche a dimora permanente dei coloni, a depositi e ad altri usi. Al centro del cortile v'è un antico pozzo. Presso l'ingresso dell'abbazia vi sono il palazzo dei De Bellis e la chiesa.
Le sculture, i bassorilievi, gli altorilievi, le colonne, le armi e i resti vari, che decorano il cortile, sono materiale di riporto da chiese e palazzi dei centri viciniori. L'abbazia ha anche il fossato e la cinta; la postierla e la scarpa sul lato est, il mastio e le caditoie a sud e sul lato ovest l'ingresso con le feritoie. In passato l'ingresso doveva essere munito di un ponte levatoio, di un corpo di guardia e un cammino di ronda, A nord vi sono resti del portale dell'antica chiesa di stile romanico (XI sec.). L'abbazia si affaccia su due pittoresche calette. La zona, indicata in epoca tardo-romana con il nome di «Rocca» o di «Turris Paola», si presenta archeologicamente interessante non solo per i resti di «opus reticulatum» ancora esistenti e visibili, per lunghi tratti, nei sotterranei della stessa Abbazia, ma anche per la presenza sulla costa di rudimentali bitte che dovevano servire per l'approdo dei navigli. In epoca romana, dunque, la «Turris Paola» era un fiorente emporio dell'Adriatico o almeno un porto-satellite della vicina Egnazia.
Dopo la distruzione di quest'ultima città, la «Turris Paola» subì la stessa sorte. In questo luogo, però, che dovette essere sempre abitato (lo dimostrano le numerose grotte esistenti al di sotto, nei pressi dell'Abbazia e lungo la lama adiacente), sorse nel 1086 per opera di Goffredo di Altavilla, Conte di Conversano (1068-1106), la Badia dei Monaci Benedettini Cístercénsi, dedicata al protomartire Santo Stefano e direttamente sottomessa, insieme ad altri monasteri monopolitani (S. Nicola in Portu Aspero, S. Nicola in Pinna, S. Scolastica e S. Pantaleone), al Convento di S. Benedetto di Conversano. Quest'ultimo fu diretto dal 1266 al 1810 da nobilissime Abbadesse (Monstrum Apuliae = meraviglia della Puglia), che, in mitra e pastorale, esercitavano giurisdizione feudale (cosa inaudita per la donna di quei tempi) sul clero e sul popolo della popolosa terra di Castellana, dando sentenze, accordando grazie ed esigendo inchini e baciamano dal clero secolare (G. Manfridi, Il Feudo di Castellana, Bari 1935, pag. 11).
La Badìa di S. Stefano di Monopoli fu poi arricchita dei feudi di Fasano, Locorotondo, Putignano, etc., e l'Abate ottenne giurisdizione vescovile da Papa Pasquale II nel 1100, cosa che gli fu poi anche confermata dai Papi Callisto II (1119-1124) ed Alessandro III (1159-1181). Durante la lotta tra il Papato e l'Impero l'Abbazia fu distrutta dall'Imperatore Federico II nel 1229, perché patteggiava per il papa Gregorio IX, ed i monaci superstiti si rifugiarono a Monopoli. L'Abate Riccardo fece riedificare la chiesa nel 1236 e l'Abate Matteo la completò assieme al Monastero nel 1296 sotto Carlo II d'Angiò (detto Lo Zoppo), come risulta da due iscrizioni ancora esistenti e leggibili nella stessa Abbazia. La chiesa romanica, come si rileva dai resti (cupolone, portale, etc.), doveva essere a quattro cupole in asse ed aveva sull'altare maggiore un polittico dipinto su tavola alla « maniera di Lorenzo Veneziano. Il polittico è diviso in tre parti con sette pannelli che raffigurano al centro la Madonna di Costantinopoli col Bambino, a sinistra S. Cristoforo, S. Agostino e S. Stefano; a destra S. Giovanni Battista, S. Nicola di Bari e S. Sebastiano.
Il pannello centrale è più grande rispetto a quelli laterali. Il polittico è attualmente nel Museo di Stato di Boston. Nel 1313, essendo sorta una discordia tra i monaci, ne approfittarono i Cavalieri di Malta che occuparono l'Abbazia. Infatti i monaci «bandita la pace, e la Regolare Osservanza si appigliarono all'armi, così taluni di essi, per lo sterminio degli altri, di notte tempo introdussero nel monastero alcuni Cavalieri di S. Giovanni Gerosolomitano, i quali, reso vuoto di monaci il monastero, se ne impadronirono; i frutti e i proventi di esso in sussidio della Terra Santa convertendo». Il Papa Giovanni XXII, dietro richiesta dei Cavalieri, con Bolla da Avignone 13 gennaio 1317 soppresse il Monastero dei Padri Benedettini Neri di S. Stefano e lo concesse alla Religione di S. Giovanni Gerosolomitano «come luogo marittimo il più atto a caricar galee e altri legni di cavalli, frumento, e altri viveri necessari ai Cavalieri di tal Ordine che dimoravano, e dimorar poteano nelle parti oltramarine contro i nemici del nome Cristiano».
Il possesso del Monastero ai Cavalieri fu confermato e legittimato anche dal Re Roberto d'Angiò con decreto del 28 maggio 1318. Per questa concessione l'Abbazia Benedettina di S. Stefano divenne prima Commenda (1317-1435) e poi Baliaggio (1436-1810) e di qui partirono anche i Crociati. Il Baliaggio fu rimaneggiato dal balì Fabrizio Francone nel 1762, come risulta da un'apposita lapide che si trova sull'ingresso dell'Abbazia. Nel XVIII secolo il Porto di S. Stefano di Monopoli aveva anche una fiorente attività mercantile, come si rileva anche da un dipinto di Filippo Hachert del 1790, attualmente nel Museo S. Martino di Napoli. I Cavalieri di Malta tennero l'Abbazia-Castello fino all'epoca della soppressione napoleonica della feudalità. Attualmente il Castello è di proprietà privata.
Fonte: Raffaele De Vita, Castelli torri ed opere fortificate di Puglia, Adda, 2001