A partire dall’VIII secolo e fino al XV, si sviluppò nei territori meridionali e più specificatamente in Puglia, una singolare diffusione di insediamenti rupestri a opera di comunità monastiche provenienti dalla Grecia, attorno alle quali nacquero veri e propri villaggi ipogei scavati nel tenero tufo.
Numerose sono le chiese-grotte con raffinati affreschi di scuola bizantina presenti nell’area urbana; si possono visitare quella della Madonna del Soccorso, di Santa Maria Amalfitana e, su richiesta, di San Leonardo.
Nelle campagne di Monopoli gli insediamenti rupestri, ubicati nelle pareti delle lame spesso ampliando e adattando cavità naturali preesistenti o scavandole interamente, sono sorti a fianco delle chiese rupestri, complete di altari, colonne e iconostasi secondo lo stile orientale.
In molte di esse sopravvivono tracce degli affreschi che ne ricoprivano le pareti e spesso, dai soggetti ritratti, alcune di esse hanno tratto la propria denominazione.
Notevole è l’architettura della Chiesa rupestre dello Spirito Santo, a tre navate, costruita come le altre per sottrazione, scavando, cioè, gli ambienti nel blocco roccioso e lasciando, quasi a sorreggere la volta, rustiche colonne dai capitelli tutti diversi.
La Cripta di San Giovanni di Staveta, invece, presenta un bel dittico raffigurante San Giovanni Battista e una Madonna Odegitria che mostra il Bambino sul braccio destro anziché sul sinistro, come è nella maggioranza dei casi.
All’interno della Masseria Zaccaria si trova la Cripta di Cristo Campanarello, con un residuo affresco del quale sono visibili una Crocifissione e la figura di un Arcangelo.
Il Santuario rupestre di Santa Cecilia, inserito all’interno dell’Orto Botanico Lama degli Ulivi, è certamente il più importante luogo di culto dell’agro monopolitano ma con la ricca decorazione che un tempo ne ricopriva le pareti scarsamente decifrabile.
Più lontano, in prossimità della località Assunta, si trova l’insediamento rupestre dei Santi Andrea e Procopio, sorto attorno alla cripta omonima e al cui interno sono visibili tracce di affreschi; un’iscrizione del XII secolo graffita sulla parete esterna la dice scavata da un diacono di nome Giovanni in onore degli apostoli Pietro e Paolo.
L’insediamento, ricavato lungo le pareti di una piccola lama, era in uso sino a tempi relativamente recenti e presenta, oltre a vani destinati alla vita domestica e alle attività comuni, come un frantoio per la macina delle olive, un palmento per la spremitura delle uve, due molini e un forno, anche locali dedicati all’attività agricola e pastorale.
Testi a cura di Pino Pace
Consulenza storica: Miranda Carrieri