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Beni culturali

Arte e Cultura - La città di Monopoli Arte e Cultura - La città di Monopoli


Monopoli, dal greco monos e polis – città unica, mantiene ancora oggi fede al suo nome.
È città unica davvero.
Conserva intatto, infatti, il fascino che le deriva dalla sua storia e dalle sue tradizioni e vi aggiunge, ai nostri giorni, la vivacità delle sue attività produttive – agricoltura, industria, pesca – e del settore turistico.
Città di quasi 50.000 abitanti, insediata sul litorale adriatico 43 km a sud est di Bari, è gemellata con Lugoj (Romania) e Lyss (Svizzera).
Il suo territorio – collegato con i comuni di Polignano a Mare e Conversano a nord ovest, di Castellana-Grotte a sud ovest, di Alberobello a sud e di Fasano a sud est – si estende per 156 km2 dal mare alle colline, raggiungendo l’altezza di 408 m e si sviluppa lungo 15 km di costa bassa e frastagliata, con numerose cale e lunghi lidi sabbiosi.
Lo stemma con tre rose bianche in campo rosso fu donato alla città da Federico II di Svevia che volle così premiarla per esserle rimasta fedele durante l’assedio di Gualtieri di Brienne del 1207.
Testo a cura di Pino Pace
Consulenza storica: Miranda Carrieri




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Monopoli, città di radicate tradizioni marinare (porto commerciale e peschereccio, cantieri navali, nautica da diporto), ha origini molto antiche.
Il primo insediamento abitativo, un villaggio di capanne frequentato anche dai navigatori micenei, sorse nell’età del bronzo medio (XV sec. a.C.), intorno ad un articolato sistema di approdi che comprendeva anche un profondo porto-canale, poi insabbiato dai normanni nel 1049.
Al villaggio protostorico si sovrappose la città messapica, cinta da poderose mura nelle quali i romani inserirono una porta monumentale, oggi inglobata nel castello cinquecentesco.
La città accrebbe la sua importanza in tutto il Medioevo, nelle antiche carte nautiche viene infatti indicata come città portuale di rilievo al pari di Bari e di Brindisi.
Passata sotto il controllo longobardo, subì anche l’influenza bizantina.
Nel 1044 fu conquistata dai normanni e dal 1266, così come altri centri vicini, passò sotto il governo angioino.
Dal XVI secolo fu poi disputata tra spagnoli e veneziani dei quali dovette alternativamente subire l’occupazione.
Fra gli episodi più gloriosi della storia della città è da ricordare la sconfitta del marchese del Vasto, don Francesco Ferrante D’Avalos, comandante di tutte le armate spagnole che, dopo aver saccheggiato Firenze e Siena a capo di un esercito di più di 5000 fanti, assediò inutilmente la città per tre mesi sottoponendola anche a pesanti cannoneggiamenti, che hanno lasciato una evidente cicatrice sulle mura nel tratto conservato in Via Cadorna.
Il 28 maggio 1529 il marchese del Vasto dovette levare l’accampamento.
Divenuta nel 1530 possesso personale dell’imperatore Carlo V, che la vendette a un mercante messinese, la città riuscì a riscattare la propria libertà pagando un tributo raccolto con il concorso di tutti i cittadini.

Testo a cura di Pino Pace
Consulenza storica: Miranda Carrieri


 


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