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Ville e palazzi - Altri edifici Ville e palazzi - Altri edifici

“Altri Edifici”


Part. Edificio Via Giorgio Lapezzaia (matematico e cronista del '500)
 
 
Le abitazioni più aristocratiche sono quelle di palazzi ed edifici con stili e forme più “alla moda”, scartando quelle ritenute obsolete. Modelli urbanistici e architettonici per così dire alti” sono quelli che risaltano più all’occhio. Ciò che invece si contrappone a questi modelli “alti”  è “l’altra edilizia civile”, presente in gran parte del territorio monopolitano, e in particolare in edifici oltre il borgo, nello specifico “borghese”, diversa dai modelli che si sono imposti fino ad ora.

In particolare, il “borgo murattiano” ha delle particolari connotazioni e stili, in quanto le nuove costruzioni civili, che si “impongono” a partire dai primi decenni dell’Ottocento per proseguire fino alla fine degli anni Quaranta del XX secolo, si impongono accanto ai grandi edifici religiosi.
 
I palazzi quasi sempre ostentano il segno esterno della potenza di famiglie borghesi , impegnate a formare un patriziato cittadino. Tutte le dimore rientrano in un complesso di scelte architettoniche fortemente gerarchizzate, a seguito della forte stratificazione sociale della città.
L’arte rappresenta, senza dubbio, soprattutto in questo momento storico, il settore della vita sociale e culturale in cui la Puglia, con i suoi centri abitati, mantiene la sua facies più vivace con numerosi spunti di autonomia. Si impongono una vasta gamma di stili:(il neoclassicismo greco o romano, il neogotico, ecc..) e, in modo inevitabile, vengono abolite quelle più disparate; ciò non toglie che siamo in presenza di un eclettismo tale, dove tutti gli stili convivono allo stesso tempo. Il quartiere murattiano, inoltre, volge le spalle al “borgo antico” e si espande anche per ragioni legate all’incremento demografico.

Troviamo una miriade di particolari architettonici presso portali con chiavi recanti data, iniziali, stemmi familiari, per proseguire con gli originali timpani delle finestre, talvolta arricchiti da teste, e maschere, con ornamenti Liberty e con sfingi litiche che sorreggono i balconi.
Nell’area di prima edificazione della città (tra la piazza e via Cadorna), molte delle nuove abitazioni presentano portali, di abitazioni o palazzi, che sembrano trasferiti in toto dai modelli architettonici classicheggianti, abbastanza diffusi “intra moenia”, sia nella forma “ordinaria” che in quella neoclassica e solenne.
Compaiono anche alcuni stemmi e motivi di ispirazione araldica, per denotare vanti nobiliari , a volte veri, a  volte emulati. Il ceto patrizio, del resto, è ancora economicamente forte e le famiglie “storiche” escono dal vecchio Borgo per marcare spazi e presenze anche nel nuovo. Il blasone dei Palmieri, per esempio, compare sia da solo, come in via Cialdini n 16, sia inquartato con quelli di altre famiglie ( vedi in piazza Vittorio Emanuele n 10 e 19). Successivamente, l’ambizione a possedere un proprio blasone resta forte e, che sia araldicamente fondato o no, lo si esibisce scolpito sulla porta d’ingresso.

Il nobile, il patrizio, non ha bisogno di “accorgimenti” per manifestare la propria presenza: egli possiede blasoni e abitazioni che, in ogni caso, si differenziano da quelle del ceto popolare, le quali, tra l’altro, appartengono quasi tutte alla classe nobile, clero compreso. Nel nuovo Borgo, invece, si affacciano i rappresentanti di una borghesia commerciale o agraria, che inaugurano e consolidano la prassi di costruire in proprio l’abitazione. Era di scarsa importanza quindi, se in famiglia manca un blasone: un fregio, le iniziali del nome e una data sono sufficienti per personalizzare l’abitazione.

Infine, a cavallo tra fine Ottocento e primo Novecento, s’impone in Italia l’Art nouveau, detto anche Liberty, con i suoi stilemi e le sue manie capaci di marcare ogni manufatto, dal più piccolo al più grande, caratterizzando fortemente i paesaggi urbani. Non solo i muri, i frontoni, i prospetti, le lesene, ma anche i portoni, le persiane, le balconate in ferro e ghisa, i batacchi, le prese d’aria/luce, le chiavi d’arco, vengono caricati di funzione estetica e inseriti in un contesto armonico, tutto concorre a formare un unicum.

 Part. Edificio Via Bixio n. 243




Part. Edificio Via Bixio n. 261



Notizie e testo:

-    Centro Regionale dei Servizi Educativi e Culturali Monopoli, “Nel nome di Murat” segni architettonici nel “Borgo”
     di Monopoli,  Regione Puglia,  Assessorato alla Pubblica Istruzione, Vivere In Monopoli,  2001  - Quadernetti
      d’identità territoriale n. 4 ).


 

 



Testo, Ricerca e Foto a cura di Angela Marasciulo
Servizio Civile 2012 - Comune di Monopoli «Progetto Espressioni d'identità»
[24 Aprile 2013]

 
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