Tra il 1500 e il 1600 a Monopoli e nell’intero Mezzogiorno d’Italia si assiste alla formazione di governi cittadini nelle mani di
famiglie nobiliari che in questo modo cementarono una forte solidarietà di ceto, tanto da trasformare il ceto popolare, secondo Angelantonio Spagnoletti, “in un’appendice non necessaria della piazza dei nobili, un ceto cui far ratificare decisioni già prese altrove”.
Questo potere doveva necessariamente essere visibile a tutti, vi era una forte volontà di distinzione sociale tale da indurre le famiglie nobili a curare la propria immagine pubblica a cominciare dalle
loro abitazioni: si arricchiscono i frontoni dei
palazzi, le facciate delle masserie e le ville di campagna vengono decorate con gli stemmi famigliari del patriziato monopolitano che le cronache locali e i libri di araldica descrivono nei particolari.
Tali stemmi vengono anche riprodotti in splendidi alberi genealogici o compaiono in dipinti commissionati dalle stesse famiglie che ritroviamo nelle nostre chiese.
La gerarchia sociale deve rispecchiarsi in un nuovo contesto urbano, imponendosi con tutta la sua forza e magnificenza.
Vi erano innumerevoli
palazzi nobiliari, alcuni dei quali visibili ancora oggi, altri sono stati inglobati all’interno di nuovi edifici ed altri ancora ristrutturati e destinati ad altri usi. Tali residenze presentavano spazi interni molto ampi e ben curati, cappelle private, studi e biblioteche, affreschi e pavimenti di pregio.
Notizie tratte da:
- Annastella Carrino, “La città aristocratica. Linguaggi e pratiche della politica a Monopoli fra Cinque e Seicento”,
Edipuglia, 2000. Breve Presentaz. Casate Nobiliari
Testo e Ricerca a cura di Maria Marzolla
Servizio Civile 2012 - Comune di Monopoli «Progetto Espressioni d'identità»
[28 Marzo 2013]