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    Arte e cultura - Chiesa SAN DOMENICOArte e cultura - Chiesa SAN DOMENICO


     

    logo bandiera italia Il Complesso conventuale di S. Domenico rappresenta uno dei nodi più significativi della cultura monopolitana. La Chiesa riveste un notevole interesse non solo dal punto di vista artistico, ma anche storico; essa è infatti un monumento di gran pregio architettonico ed un ricchissimo contenitore di beni culturali, ciascuno dei quali testimonia un momento della storia monopolitana in un ambito cronologico che va dalla fine del sec. XV al sec. XVIII. Dall’indagine condotta sul complesso conventuale è scaturito un interessante bilancio culturale che illumina il rapporto Monopoli- Puglia e pone la chiesa di S. Domenico come specchio efficace della situazione monopolitana, come esemplificazione delle 3 varie tendenze culturali che interessano la città nei secoli suddetti.

    Nell’Aprile del 1528, mentre la peste vi faceva vittime, 400 soldati veneti prendevano possesso di Monopoli che, pacificamente e perché stremata dall’ epidemia, aveva loro aperte le porte preferendo così i colori di S. Marco a quelli spagnoli. Il comandante della guarnigione, Andrea Gritti, fece abbattere gli edifici che si trovavano fuori dalle mura, ma vicine ad esse, per non consentire l’eventuale utilizzazione agli spagnoli che, al comando del marchese del Vasto, ben presto si sarebbero presentati per tentare la conquista della città. Così, fra quei fabbricati, furono demoliti anche il convento e la chiesa di Santa Maria della Nova con i tesori d’ arte che certamente contenevano. I frati, però, già il 20 Agosto 1530, << dalla felice memoria di Clemente VII >> ricevettero il permesso di edificare un nuovo convento.

    I padri predicatori avrebbero fondato la loro chiesa, fuori le mura, nell’ area delle fontanelle , e questa si sarebbe chiamata S. Maria Nova, come la chiesa domenicana di Firenze, cara a Dante. Qui fra Reginaldo aprì il suo studio di priore e di artista della miniatura, che tanta fama doveva dargli. Qui, probabilmente, nell’antica chiesa, prima che fosse distrutta, durante l’assedio spagnolo, “approdò” la preziosa tavola del Giambellino, ora nella Pinacoteca provinciale di Bari. Per i domenicani di Santa Maria Nova lavorò infine Stefano da Putignano. Quando poi convento e chiesa furono riedificati entro le mura, sul finire del sec. XVI e nei primi anni del Seicento, i domenicani confermarono nei due secoli successivi il livello intellettuale dell’Ordine e il gusto dell’ arte.

    Sorge la chiesa a tre navate, s’ innalza con la cupola, termina con una abside goticheggiante. Il lavoro della pietra, il ricamo dell’ornato, dalle cornici delle porte all’arco trionfale del presbiterio, dai capitelli agli altari barocchi, i sottili congegni strutturali come le strette navatelle e il rincorrersi superiore delle agili volte, sono la sua ricchezza. Si rincorrono anche gli stili: la nostalgia del gotico appare a ridosso della cupola rinascimentale; alle sofisticate, manierate cornici delle porte ai lati dell’ abside, rispondono le tarantole mistiche degli altari salentini. Il primo a destra, nella cappella del Rosario, sembra del Manieri che tra il 1741 e il 1742 lavorò a Monopoli per il S. Leonardo della Benedettine.

    Gli altri due sono a sinistra, il primo con i domenicani in gloria, e il terzo con S. Domenico. Il Santo spagnolo è anche nel soffitto con la Madonna e S. Caterina da Siena, opera di Gerolamo Cenatiempo(1703); è ancora nel dipinto di Palma il Giovane, sulla parete sinistra del transetto, visitato da tre Sante, nel miracolo di Soriano. Usciti dalla chiesa si ammira la facciata, nota per il rosone e il suo prezioso ricamo. Ma anche per gli inserti stefaneschi sull’asse centrale o linea alba della centralità: “Cristo coronato di spine”, “S. Domenico”, “e la Madonna in trono col Bambino” nella cuspide: una verticale figurata come nelle migliori raffigurazioni classiche.Sin dal Cinquecento S. Domenico fu ,con i suoi artisti e letterati, uno splendore di “cherubica luce”, come dice Dante luce di cultura e di civiltà artistica.

    Il convento,oggi caserma dei carabinieri,conserva la nobiltà antica: il chiostro luminoso,la classica cornice d'ingresso, le logge rinascimentali sulla piazza XX settembre.

     

    San Domenico - Il rosone

     
    San Domenico - L'interno


    Fonte:
    Comune di Monopoli- Assessorato alla cultura, Monopoli nel suo passato, Dicembre 1985.
    Michele Pirrelli, Tra Conventi e Monasteri, Gelsorosso.

     

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    Contatti
    Via S. Domenico, 52
    70043 Monopoli (BA)
    Tel. 080 410.74.86

    Parroco: Sac. VITO FUSILLO

    La Chiesa è sede della Confraternita "San Cataldo e Santi Medici"


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